Convegno Europeo
Prison Fellowship International
Romania

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Ero in carcere…

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“La collaborazione al bene comune si traduce per ciascuno, entro i limiti della sua competenza, nell'impegno di contribuire alla predisposizione di cammini di redenzione e di crescita, personale e comunitaria, improntati alla responsabilità. Tutto questo non deve essere considerato un'utopia”.
Messaggio di Giovanni Paolo II, Giubileo nelle Carceri
9 luglio 2000

Giustizia riparativa e sistema penitenziario: il Progetto Sicomoro


Il “Progetto Sicomoro” si inserisce nell’alveo  dei principi di Giustizia Riparativa essendo caratterizzato da: 1) il confronto tra vittime di reati e detenuti condannati con sentenza passata in giudicato; 2) la responsabilizzazione del reo; 3) lo stimolo di condotte riparatorie; 4) la riabilitazione.

Il progetto può sfociare anche nella riconciliazione tra le vittime del reato ed il suo autore, anche se tale esito, dipendente dalla scelta volontaria delle vittime, non ne costituisce un elemento necessario.

Il progetto Sicomoro infatti ha come obiettivo primario la riabilitazione del condannato attraverso un processo che prevede il confronto comunitario con vittime della stessa tipologia di reati.

Tali vittime a loro volta, attraverso la loro partecipazione, riescono a superare le ferite emotive e psicologiche causate dal crimine patito.

Spesso la stesa possibilità di condividere tali traumi, il sentirsi preso in considerazione per la sofferenza subita, la possibilità di ottenere comprensione e rispetto, fanno superare alla vittima la propria condizione.

Significativa la constatazione del dr. Calabrese durante il recente convegno internazionale di Nisida sul tema della giustizia riparativa e prevenzione del crimine, in cui rivelava come in moltissimi casi di messa in prova di imputati minorenni, le vittime del reato privilegiavano, rispetto al risarcimento economico, il riconoscimento dei propri errori da parte del reo con eventuali lettere formali di scuse.

Dagli interventi al convegno inoltre è emerso come sia stata sperimentata una maggiore efficacia dei progetti di giustizia riparativa che prevedono una condivisione tra più vittime e criminali, rispetto a quelle in cui il confronto si svolge unicamente tra le parti strettamente coinvolte da uno specifico fatto criminale.

Da questo punto di vista il Progetto Sicomoro assicura un impatto ottimale sull’esito positivo del programma, poiché basato fondamentalmente sulla condivisione comunitaria.

Lo sviluppo conciliativo, a seguito di eventuale mediazione, avrà un esito positivo assicurato dalla preparazione del reo avvenuta attraverso il completamento del progetto stesso, di cui costituisce una conseguenza naturale ed ulteriore.

Infatti il reo comunque compirà condotte riparatorie, anche solo simboliche, nei confronti delle proprie vittime, che potranno liberamente scegliere se incontrare il reo.

Infine una ulteriore specificità del Progetto Sicomoro è costituita dal fatto che lo stesso non garantisce alcun vantaggio processuale o sconto di pena.

Tale circostanza, unitamente all’adesione partecipativa su base assolutamente volontaria, garantisce la piena convinzione, di chi decide di parteciparvi, della utilità personale di tale percorso riabilitativo.

Queste peculiarità sono in grado di elevare ulteriormente le percentuali di abbattimento della recidiva rispetto a quelle, pur molto elevate, relative a strumenti, come la messa in prova, tipicamente endoprocessuali di natura premiale.

Il Progetto Sicomoro si pone attualmente nel solco normativo tracciato dall’art. 27 della Costituzione Italiana che afferma la necessità che la pena tenda alla rieducazione del condannato.

Lo stesso, per le peculiarità che lo contraddistinguono, è in grado di calarsi in maniera del tutto armonica nel sistema rieducativo istituzionale, poiché lo stesso non si sovrappone al ruolo degli operatori presenti presso gli istituti, ma costituisce uno strumento di agevolazione del loro lavoro da utilizzare in piena armonia con i volontari che ne siano protagonisti.

Il progetto infatti è basato su sessioni settimanali di circa due ore per otto settimane complessive.

Durante l’arco del progetto e dopo di esso, l’esperienza applicativa di altri paesi europei lo dimostra, i detenuti sentono l’esigenza di approfondire i temi trattati con gli operatori istituzionali del servizio rieducativo carcerario, coinvolgendoli pienamente nel loro processo di personale riabilitazione.

Da ciò discende un perfetto inserimento di tale esperienza nell’alveo del sistema istituzionale italiano, improntato alla rieducazione ed al futuro reinserimento del detenuto.